Al giorno d’oggi si sente spesso parlare di strategie Data Driven e della necessità di avere consapevolezza e controllo dei propri dati; si stima, infatti, che 6 aziende su 10 siano ben consapevoli dell’impellente necessità di ottimizzare la propria conoscenza dei dati aziendali e migliorare la capacità di analisi, interpretazione ed uso. Tuttavia sono ancora molto poche in proporzione le aziende che dedicano a questa attività abbastanza attenzione, tempo e risorse e che, di conseguenza, sono ancora lontane dal diventare Data Driven. 

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Se in passato la sfida per le aziende era quella di disporre di dati e della tecnologia necessaria per raccoglierli, oggi l’esigenza è quella di riuscire ad estrarre dai dati aziendali informazioni strategiche utili per il business. Rimanere al passo con la crescente innovazione e digitalizzazione richiede una cultura del dato diffusa a tutti i livelli organizzativi, in modo da rendere i dati un vero e proprio asset aziendale su cui fondare il proprio approccio strategico e vantaggio competitivo. 

Riassumendo, quindi, possiamo dire che, per riuscire nello scopo di diventare Data Driven Enterprise, la cultura del dato (data literacy) svolge un ruolo fondamentale. Ma come si fa ad incoraggiarne ed aiutarne la diffusione? Si tratta di una trasformazione profonda a livello aziendale, un cambiamento radicale che, proprio per questo, deve coinvolgere tutti. Il primo passo è sicuramente quello di fornire una “lingua comune” a tutti i livelli, trasmettere a tutti la capacità di capire i dati e di interpretarli nel loro contesto. Solo così i dati potranno funzionare da perno per connettere ogni reparto e dare alle persone i mezzi informativi per lavorare e prendere decisioni in modo consapevole. Ecco cosa si intende per Data Literacy. 

Cos’è la data literacy 

La Data Literacy, o “alfabetizzazione dei dati”, è definita da Gartner come la “capacità di leggere, scrivere e comunicare i dati nel contesto, con una comprensione delle fonti e dei costrutti dei dati, dei metodi analitici e delle tecniche applicate e della capacità di descrivere l’applicazione del caso d’uso e il valore o il risultato aziendale risultante”. In altri termini, la Data Literacy si sviluppa con l’intento di trasmettere alle persone le competenze necessarie per conferire significato ai dati e interpretarli correttamente all’interno del contesto aziendale in modo da riuscire a selezionare tra tutte le informazioni disponibili quelle più rilevanti e interessanti per “raccontare una storia” che sia utile ed informativa. 

In effetti già la sua traduzione in italiano, “alfabetizzazione”, rende bene l’idea di quanto la Data Literacy sia basilare all’interno del complesso processo di evoluzione verso strategie data driven. Garantire la sua diffusione ad ogni livello aziendale è il primo passo da fare, soprattutto nell’epoca in cui viviamo, in cui la produzione di dati (e Big Data) è sempre maggiore (basti pensare ai social media, dispositivi IoT, mobility data, device mobili, …): averne il controllo è sempre più difficile, ma al contempo è un’attività imprescindibile per ottenere un importante vantaggio competitivo.  

La Data Literacy può essere, pertanto, interpretata ad alto livello come l’insieme delle abilità, delle competenze e dei componenti tecnologici necessari per garantire un uso efficace dei dati e delle risorse informative aziendali in genere. Lo scopo dal punto di vista organizzativo è quello di permettere alle persone di lavorare in modo indipendente ed efficace, di raggiungere un livello di conoscenza dei dati necessario per apprezzarne il potenziale informativo nascosto estrapolabile con una corretta interpretazione degli stessi. 

Perché è così importante 

L’importanza della Data Literacy emerge già dalla sua definizione. Diffondere la cultura del dato rende le persone che lavorano in azienda, ad ogni livello, più consapevoli delle conseguenze del proprio lavoro, del proprio ruolo nel processo produttivo/aziendale e, di conseguenza, più responsabili delle decisioni di propria competenza. Un primo effetto che si ottiene in questo modo è sicuramente un incentivo all’aumento della produttività dei dipendenti, motivati da una crescita personale e professionale e dalla percezione del peso e dell’importanza delle proprie decisioni ed azioni. 

Da un punto di vista più legato al business possiamo osservare che la Data Literacy è strettamente legata anche ai processi di Data Governance: un buon livello di comprensione dei dati, infatti, è anche un fattore coadiuvante la corretta impostazione dei processi di governance e, non ultima, l’individuazione di nuove opportunità di business. Al contrario una bassa familiarità con i dati aziendali limiterebbe la capacità degli utenti di business (marketing e sales) di capire a fondo le necessità del mercato e di impostare la strategia più adatta per rispondere in modo efficace e tempestivo. 

Come coltivare la cultura dei dati in azienda 

Nonostante sia ben diffusa la necessità di sfruttare i dati aziendali, ancora oggi molte aziende sono frenate a causa della mancanza (totale o parziale) delle competenze e professionalità adeguate e necessarie per iniziare questo percorso di trasformazione. Parliamo in primis di quelle figure organizzative che, pur di fronte all’evidenza del vantaggio ottenibile dall’utilizzo dei dati, non sono in grado di perorare la causa perché non hanno il necessario supporto tecnico, profili professionali con competenze avanzate di Data Science, molto richiesti sul mercato, ma al contempo difficili da reperire. 

Per prima cosa, quindi, è importante creare il giusto ambiente per far nascere e crescere il cambiamento culturale. Serve un ambiente che sia adatto per le attività di analisi dati ed estrazione del loro valore aggiunto, quindi anche disporre delle risorse necessarie in senso lato, sia le tecnologie e i tool, sia le competenze professionali. La presenza di profili così specializzati è solo propedeutica alla diffusione della cultura del dato e della Data Literacy: si deve passare obbligatoriamente attraverso il lavoro di figure professionali legate ai dati come Data Scientist o Data Analyst, ma di certo non ci si deve fermare a questo e si deve coinvolgere fin da subito anche figure di business ed esperti di contesto che siano di supporto per comprendere il valore dei dati all’interno del contento aziendale e del mercato. La Data Literacy non è, infatti, una semplice lettura statistica dei dati aziendali, ma necessita di hard e soft skills specifiche per la preparazione dei dati, la comprenzione e l’interpretazione del loro reale significato nello specifico contesto aziendale e alla luce degli obiettivi di business  da raggiungere. 

Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’obiettivo che ci si pone, anzi, l’evoluzione degli obiettivi nel tempo: all’aumentare della Data Literacy (e degli investimenti in questo senso) è, infatti, naturale anche aspettarsi un progresso nei risultati raggiunti, un ritorno che sia tangibile e misurabile. Definire gli obiettivi è utile perché aiuta a delineare la strada da percorrere e rende chiaro il target dell’attività verificando inoltre che sia (e rimanga) allineata con gli obiettivi aziendali di medio-lungo termine. Per questo è importante definire con chiarezza ruoli e responsabilità. Emerge tra tutti il ruolo del CDO (Chief Data Officier), una figura chiave, responsabile di queste attività e con la visibilità e l’autorità che gli permettono di agire rapidamente per “aggiustare” gli obiettivi dei processi e guidare quindi le ambizioni strategiche data-driven. 

Una volta creato l’ambiente adatto alla cultura del dato è fondamentale osservare il tutto da un punto di vista più alto e coinvolgere tutti i profili aziendali, cosicché ognuno possa dare il suo contributo informativo. La Data Literacy per funzionare bene ha bisogno proprio di questo, un’organizzazione puntuale dei dati e uno strato interpretativo completo e condiviso per dare a tutti la possibilità di sfruttare le informazioni estratte dai dati aziendali ed usarle per migliorare i processi aziendali. 

Il futuro della data literacy 

Ciò che auspichiamo per il futuro della data literacy è, fondamentalmente, la sua massiva diffusione: i numeri ci dicono che la percezione della sua importanza c’è, ma nonostante ciò la sua diffusione è ancora molto frenata da retaggi organizzativi (e tecnologici) legati innanzi tutto a strategie commerciali, gestionali o industriali destinate a tramontare  (sistemi legacy) . Ogni settore, ogni mercato risente di un pubblico sempre più esigente e le aziende devono imparare ad ascoltare i bisogni delle persone. Un fattore che sicuramente sarà di supporto è la Data Visualization, ovvero la capacità, una volta analizzati ed interpretati i dati, di passare questa conoscenza estratta anche agli utenti non tecnici attraverso componenti grafiche che siano informative, ma anche intuitive e di facile comprensione.

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